La Science Based Target Initiatives (SBTi), che mobilita il settore privato nella lotta contro il cambiamento climatico, ha pubblicato una bozza della versione aggiornata del proprio Corporate Net-Zero Standard V2. è un framework che aiuta le aziende a fissare obiettivi credibili e “basati sulla scienza” per raggiungere la neutralità delle emissioni di gas a effetto serra (GHG).
Con la versione aggiornata e migliorata 2.0, la SBTi mira a sviluppare uno standard solido e pratico che consenta a un numero sempre maggiore di aziende di raggiungere i propri obiettivi climatici. Il nuovo Corporate Net-Zero Standard punta a essere al tempo stesso pragmatico e progressivo, introducendo cambiamenti nell’approccio alle emissioni di Scopo 1, 2 e 3. Questa bozza è attualmente aperta alla consultazione pubblica fino al 1° giugno 2025
Con la crescente pressione globale ad agire, questa versione rivista rappresenta un’opportunità cruciale per le aziende di rafforzare le proprie strategie per il raggiungimento del net-zero. Questo articolo offre un’analisi approfondita dei principali cambiamenti proposti nella bozza del Corporate Net-Zero Standard V2.0.
Il contesto climatico sta evolvendo rapidamente, con nuove normative aggiornate sia all’interno che fuori dall’UE. I requisiti di rendicontazione stanno subendo importanti cambiamenti grazie al pacchetto Omnibus per la CSRD. Allo stesso tempo, l'Intergovernmental Panel for Climate Change (IPCC) ha pubblicato il suo Sesto Rapporto di Valutazione (AR6), che riunisce il lavoro di centinaia di scienziati di tutto il mondo per offrire una panoramica completa sul cambiamento climatico.
Inoltre, secondo l’ultimo Emissions Gap Report del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), siamo ancora sulla traiettoria di un aumento di 2,6 °C entro la fine del secolo. Molte aziende faticano a raggiungere gli obiettivi di neutralità carbonica fissati per il 2030. In questo contesto in evoluzione, l'SBTi ha introdotto una versione rivista dei suoi Corporate Net-Zero Standards, per spostare l’attenzione dall’ambizione all’azione e aiutare le imprese a monitorare e comunicare con maggiore efficacia la propria impronta di carbonio.
Il nuovo modello di validazione adotta un framework completo, segnando un cambiamento importante rispetto ai criteri unici della versione 1. Ora le aziende vengono suddivise in categorie basate sulla dimensione e sull’area geografica, rendendo lo standard più inclusivo a livello globale. La Categoria A comprende le grandi e medie imprese che operano in paesi ad alto reddito, senza concessioni, sottolineando l’impegno della SBTi nell’azione climatica. Le PMI che operano in paesi a basso reddito rientrano invece nella Categoria B, con maggiore flessibilità. Questo approccio punta a incentivare quelle PMI che finora non avevano mai presentato una “validazione degli obiettivi”.
Un’altra novità importante della versione 2 è la separazione degli obiettivi per Scopo 1 e Scopo 2. Prima questi venivano considerati insieme, mentre ora ogni categoria richiede un obiettivo specifico. Questa modifica serve soprattutto a garantire maggiore trasparenza, evitando che le emissioni di Scopo 1 vengano “nascoste” dietro i numeri più alti di Scopo 2.
Scopo 1 (Emissioni Dirette) : A partire dal 2020 le aziende devono comunicare ogni anno le emissioni di Scopo 1 tenendo traccia dell’andamento cumulativo nel tempo. Poiché queste emissioni derivano da fonti interamente sotto il controllo dell’azienda, il 100% di esse deve essere incluso negli obiettivi.
Scopo 2 (Emissioni Indirette) : Le aziende devono fissare un obiettivo basato sulle emissioni medie della rete elettrica locale (CO2 per kWh prodotta su una determinata rete). In alternativa, possono scegliere un obiettivo legato all’energia rinnovabile acquistata (mercato) oppure puntare ad un obiettivo di elettricità a zero emissioni di carbonio. Questa nuova categoria amplia l’approccio, includendo anche l’energia nucleare e idroelettrica. Gli obiettivi devono coprire il 100% delle emissioni di Scopo 2. In passato, molte aziende acquistavano certificati di energia rinnovabile (REC) o garanzie di origine (GO) a basso costo, ma non sempre collegati al loro consumo reale, senza contribuire davvero alla decarbonizzazione della rete. Per questo motivo, SBTi introduce ora un allineamento geografico e temporale, cioè la provenienza e il momento dell’energia dichiarata devono corrispondere all’effettivo utilizzo, per evitare il greenwashing.
Per incentivare obiettivi di Scopo 3 basati sulla scienza e spingere le aziende a considerare l’intero impatto della loro catena del valore, SBTi ha inasprito le regole sullo Scopo 3. Le aziende non potranno più sfruttare scappatoie facendo dichiarazioni vaghe o indirette. La bozza del Corporate Net-Zero Standard V2 stabilisce che gli obiettivi devono ora essere allineati al percorso di 1,5°C. Nella versione precedente, invece, era possibile allinearsi a un percorso sotto i 2°C. Mentre prima era richiesta una copertura del 67%, ora le aziende devono includere almeno il 90% delle emissioni totali di Scopo 3 entro il proprio perimetro di obiettivo. Per i grandi emettitori (ad esempio nei settori tech, farmaceutico, beni di consumo, moda e automotive) sarà fondamentale includere tutte le emissioni a monte e a valle.
Il formato per la definizione degli obiettivi ha subito un cambiamento importante: ora è obbligatorio stabilire obiettivi separati e espliciti per lo Scopo 3, mettendo in evidenza una chiara responsabilità. Inoltre, le aziende devono fissare sia obiettivi a breve termine sia a lungo termine per lo Scopo 3. Per le aziende della Categoria A, le emissioni di Scopo 3 sono obbligatorie, mentre per quelle della Categoria B sono opzionali, ma comunque consigliate.
È stata introdotta una nuova opzione chiamata “Alignment Target Setting”, che permette alle aziende di fissare obiettivi in cui clienti e fornitori siano allineati ai percorsi approvati da SBTi (traiettorie di riduzione delle emissioni basate sulla scienza). Questa misura mira a spingere i fornitori ad adottare a loro volta obiettivi scientifici coerenti con il traguardo di 1,5°C.
Inoltre, le aziende non possono più considerare compensazioni o crediti di carbonio per raggiungere gli obiettivi di Scopo 3. Questa misura contribuisce anch’essa a prevenire il greenwashing.
Nel percorso verso il Net-Zero, le emissioni residue rappresentano l’ultima e più piccola quota da affrontare. Le aziende non possono dichiarare di aver raggiunto il net-zero se continuano a emettere una quantità significativa di emissioni residue. La neutralizzazione di queste emissioni residue è un passaggio fondamentale per validare il net-zero.
Alle aziende viene consigliato di utilizzare tecniche di rimozione del carbonio, come la cattura diretta dall’aria, il sequestro nel suolo o il rimboschimento, per neutralizzare le emissioni residue lungo tutta la catena del valore. Queste rimozioni devono seguire la gerarchia della mitigazione. Nella versione 1, SBTi consentiva una quota residua tra il 5% e il 10% per poter dichiarare il net-zero. Per la versione 2 la percentuale non è ancora stata definita, ma è probabile che SBTi punti a ridurre ulteriormente le emissioni residue ove possibile. Per SBTi, la priorità resta la decarbonizzazione diretta, sconsigliando un’eccessiva dipendenza dalle tecniche di rimozione.
Gerarchia tipica della mitigazione secondo SBTi: ordine prioritario di azioni che le aziende dovrebbero seguire
La bozza del Corporate Net-Zero Standard V2 introduce aspettative più ambiziose per la mitigazione oltre la catena del valore (BVCM – Beyond Value Chain Mitigation), pur mantenendola come misura facoltativa. Le aziende sono ora incoraggiate a considerare la BVCM come parte integrante del loro percorso verso il net-zero. Resta chiaro che la BVCM deve affiancare e non sostituire la decarbonizzazione, che continua a essere la priorità assoluta.
La bozza fornisce inoltre indicazioni più precise sui tipi di interventi di mitigazione accettabili, tra cui il finanziamento di attività come la rimozione del carbonio nature-based, soluzioni tecnologiche di rimozione del carbonio, e progetti di prevenzione delle emissioni ad alta integrità in settori o aree geografiche al di fuori del proprio perimetro operativo. SBTi incoraggia l’uso dei crediti di carbonio per sostenere le azioni di BVCM. L’impegno concreto nella BVCM si sta affermando come un indicatore chiave del reale coinvolgimento delle aziende leader nella lotta al cambiamento climatico.
Anche se la decarbonizzazione resta il principio fondamentale promosso dalla SBTi per raggiungere il net-zero, non viene ignorato il ruolo importante e necessario dei crediti di carbonio nel percorso. Il messaggio della SBTi alle aziende è chiaro e diretto: i crediti di carbonio non possono essere utilizzati per raggiungere gli obiettivi scientifici, ma devono essere impiegati per neutralizzare le emissioni residue al momento del net-zero e per le azioni di BVCM. La versione 2 pone particolare enfasi sulla qualità e sull’integrità dei crediti di carbonio: devono essere verificabili, permanenti e garantire un impatto reale.
La nuova versione dello standard Corporate Net-Zero V2 di SBTi rafforza la responsabilità climatica delle imprese. Chiarendo le regole relative allo Scopo 3, introducendo un approccio completo all’intero ciclo e alzando le aspettative su emissioni residue e BVCM, il nuovo standard riafferma che la decarbonizzazione profonda resta il fulcro dell’azione climatica. La riduzione delle emissioni non è negoziabile e deve essere accompagnata da interventi di rimozione credibili. La versione 2 sottolinea con chiarezza che una strategia net-zero credibile deve andare oltre i confini dell’azienda, coinvolgere l’intera catena del valore e contribuire concretamente alla mitigazione globale.
La bozza della versione rivista dello standard mantiene un forte accento sulla riduzione delle emissioni, pur esplorando strumenti e incentivi per potenziare il finanziamento climatico e le tecnologie di rimozione del carbonio. Allo stesso tempo, apre nuove opportunità per le aziende dei paesi emergenti, semplificando la definizione degli obiettivi e introducendo un modello di validazione più inclusivo, capace di riconoscere chi dimostra reale ambizione e progressi misurabili. La versione 2 di SBTi punta a rafforzare il ruolo delle imprese, spingendole a compiere passi più coraggiosi e concreti verso il net-zero, generando un impatto reale nei diversi settori e sottolineando l’urgenza di un’azione climatica collettiva.
ClimateSeed è un’azienda impegnata concretamente nell’azione climatica, che aiuta le organizzazioni ad agire sia all’interno della propria catena del valore che oltre i suoi confini.
Sostenuta dal fondo impatto di AXA Investment Managers, è il partner di fiducia per le realtà che desiderano contribuire alla neutralità carbonica globale. ClimateSeed offre due servizi principali:
Dal 2018, ClimateSeed ha supportato oltre 200 organizzazioni nei loro percorsi di decarbonizzazione e continua il suo sviluppo a livello internazionale per massimizzare il proprio impatto.
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